Recupero del cemento armato

Il cemento armato è stato usato per decenni con la convinzione, rivelatasi poi errata, che non avesse alcun problema di durata. La realtà ha dimostrato invece che questo materiale per edilizia non dura per sempre e necessita di protezione.
La principale causa di degrado è la reazione chimica tra l’anidride carbonica, l’acqua ed il cemento. Questo processo, chiamato carbonatazione, porta alla formazione di sali di calcio che vengono successivamente asportati dall’acqua, ciò priva le strutture in ferro della loro protezione.
Infatti l’elevata alcalinità del cemento armato (pH 12) protegge i ferri di armatura dalla corrosione e dall’attacco acido.
La corrosione delle armature di metallo inizia quando l’acqua le raggiunge in presenza di ossigeno. Il processo di carbonatazione a carico del cemento riduce l’alcalinità creando una perdita di prestazione e riducendo il valore del pH fino a 8.
A tale soglia il ferro non risulta più passivato e si innescano dei fenomeni elettrochimici che lo portano ad una lenta ed inesorabile corrosione, facendolo aumentare di volume.

La ruggine, che si forma in seguito a questi fenomeni, ha un volume maggiore del ferro e crea delle pressioni elevate all’interno delle strutture con conseguenti sgretolamenti.

Il cemento non protetto, assorbe acqua, anch’essa gelando aumenta di volume aumentando la gravità del fenomeno.

Tutti questi fenomeni sono irreversibili e progrediscono nel tempo causando un indebolimento delle strutture.
Si rende quindi necessario intervenire sulle strutture per evitare situazioni peggiori.

Come si interviene

La prima fase dell’intervento consiste nell’asportare tutte le parti distaccate o sfarinate e fare una accurata pulizia dei ferri di armatura.

Se la sezione dei tondini si è notevolmente ridotta a causa di una esposizione prolungatasi negli anni può rendersi necessario

inserire dell’armatura di rinforzo utilizzando dei prodotti ancoranti strutturali.
La pulizia dei ferri va fatta con spazzola metallica o con idrosabbiatrice eliminando tutte le parti incoerenti e riportando i ferri allo stato metallico dopo di che si passa all’applicazione di malta cementizia anticorrosiva.

Tale malta è dotata di leganti cementizi, inibitori di corrosione ed altre sostanze che permettono di preservare l’armatura nel tempo evitandone l’ossidazione e di essere allo stesso tempo un promotore di adesione per la successiva malta che andrà impiegata per la ricostituzione del copri ferro e delle parti mancanti.

La malta da impiegare dovrà essere fibrorinforzata di classe R4 (Ripristino Strutturale) a ritiro controllato. Questo tipo di malte sono composte da cementi ad alta resistenza, fibre sintetiche, additivi speciali che le rendono ottime per questo tipo di ripristini.

Sulla malta fibrorinforzata viene passato un rasante elastomerico che riuscirà a conferire elasticità al supporto e successivamente una pittura elastomerica.

Quest’ultima formerà ad essicazione avvenuta un film impermeabile evitando quindi la carbonatazione, ma traspirante allo stesso tempo.
In genere le condizioni di applicazioni variano effettuate in temperature comprese tra + 5 °C e + 35 °C. Oltre questi valori evitare di intervenire con questo tipo di intervento.

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