Edilizia Ok tratta tutti i tipi di intonaco, dal tradizionale al deumidificante dal premiscelato semplice al termo intonaco, occupandosi sia della posa in opera che della fornitura.
L’intonaco è una malta composta da una parte che fa da legante (indurente) e che ingloba sabbia di dimensione granulometrica selezionata con diametro massimo generalmente non superiore ai 2 millimetri.
La sabbia utilizzata nell’intonaco può essere calcarea o silicea, di provenienza fluviale (naturale) o derivante da macinazione.
Gli intonaci in base al legante possono essere:
- a base di calce, dove l’unico legante è la calce idrata;
- a base di calce-cemento, dove il legante è un insieme di cemento e calce quest’ultima in prevalenza;
- intonaco cemento-calce, dove il legante è un insieme di calce e cemento,con prevalenza di cemento;
- intonaco a base di gesso, dove il legante è esclusivamente gesso.
In base alla sua applicazione lo possiamo suddividere in :
- Intonaci per interni
L’intonaco preferibile per interni è quello eseguito con malta di calce, in quanto è traspirante e non altera il comportamento fisico della muratura.
Al contrario, gli intonaci eseguiti con malte cementizie non consentono la diffusione del vapore e il loro effetto sul clima interno è piuttosto negativo. - Intonaci per esterni
L’intonaco esterno, invece, deve essere idrorepellente, impermeabile e deve permettere la diffusione del vapore per consentire l’asciugatura della muratura.
Sostanzialmente l’intonaco è uno strato di rivestimento protettivo delle murature. Esso, oltre alla funzione protettiva, assume, talvolta, una funzione estetica.
In genere sono tre gli strati di intonaco che rivestono i muri:
- Strato di ancoraggio, detto rinzaffo: è il primo strato, costituito da aggregati grossolani, che va lasciato ruvido per agevolare l’ancoraggio dello strato successivo;
- Strato di livellamento, detto arriccio: è lo strato intermedio, non rifinito anzi lasciato anch’esso ruvido, atto a ricevere lo strato di finitura; Il suo principale compito è di uniformare la superficie delle murature, andando ad eliminare tutti gli eventuali difetti di planarità e verticalità;
- Strato di finitura, detto stabilitura: è l’ultimo strato, costituito da intonaco fino, detto anche tonachino. Lo spessore di applicazione dovrebbe essere inferiore ai 3 millimetri. Ha lo scopo di proteggere l’ intonaco a che non si rovini. Inoltre il tonachino rappresenterà anche la finitura esterna, e contribuisce a rendere l’edificio esteticamente gradevole. Anticamente tale strato era realizzato con acqua, calce e pigmenti naturali, per ottenere la colorazione desiderata. Oggi vi sono numerose tipologie di pitture ed intonaci protettivi già rifiniti.
L’ultima applicazione è quella della finitura con la tinta scelta. Può essere un rivestimento murale da applicarsi a spatola o una pittura da applicarsi a rullo e pennello.
Fra queste possiamo citare la finitura ai silicati di potassio, garantisce ottima resistenza all’esfoliazione in presenza di sali e elevata permeabilità al vapore (in presenza di un intonaco macroporoso). Queste proprietà sono dovute alla reazione di silicatizzazione che coinvolge sia l’intonaco che la CO2 presente nell’aria creando una compenetrazione tra finitura e supporto. In linea generale, in presenza di umidità ascensionale molto spinta, una finitura ai silicati garantisce una maggiore permeabilità al vapore se applicata su un intonaco macroporoso
La finitura ai Silossani è costituita da una resina silossanica in dispersione acquosa. Essa garantisce una elevatissima idrorepellenza, garantendo sempre la superficie asciutta, e un’ottima traspirabilità. Inoltre aderisce perfettamente anche su vecchie pitture esistenti purchè ben aggrappate al supporto.
La finitura elastomerica composta da elastomeri, sostanze naturali o sintetiche che hanno le proprietà tipiche del caucciù (o gomma naturale), hanno la capacità di subire grosse deformazioni elastiche.
I prodotti che presentano nella propria formulazione un contenuto di resine elastomeriche sono caratterizzati da resistenza e aderenza al supporto eccezionali e, ovviamente, da un’elevata elasticità.
Questo consente alla pellicola formatasi di sopportare i movimenti dell’intonaco dovuti a variazioni della temperatura e mascherare in modo adeguato le fenditure di origine statico.
Il sistema “Elastomerico” per la sua particolare struttura e composizione è in grado di assicurare al supporto trattato idrorepellenza e inalterabilità nel tempo.
Ormai sono di uso comune gli intonaci premiscelati secchi a base di cemento. Essi sono preferiti a quelli tradizionali grazie alla loro facilità di applicazione, alla loro versatilità nonchè alla velocità con cui si possono completare le opere.
Il maggior costo del premiscelato rispetto al tradizionale è ampiamente compensato dal minor costo della mano d’opera se si considera che un bravo muratore può realizzare in 8 ore lavorative ca. 15 mq di un intonaco tradizionale contro i 65 mq ottenibili nello stesso tempo con un intonaco premiscelato.
Tali considerazioni valgono ovviamente quando l’applicazione è fatta a macchina.
Ed è proprio la tecnica applicativa che richiede una composizione della miscela premiscelata un po’ diversa rispetto alla composizione usata per il sistema tradizionale.
La differenza fra la composizione dell’intonaco preparato tradizionalmente e quello premiscelato sta nel diverso utilizzo delle materie prime a disposizione.
La malta da intonaco tradizionale viene normalmente preparata in cantiere caricando nella betoniera un certo numero di palate di sabbia umida, un numero proporzionale di palate di cemento e calce idrata o idraulica in funzione dell’uso e delle caratteristiche finali.
In questo caso è chiaro che se la preparazione della malta è gestita da un uomo di cantiere esperto e coscienzioso, l’intonaco assolverà le sue funzioni pur nella disomogeneità inevitabile fra i vari impasti.
Se invece, come più frequentemente succede, l’uomo addetto alla betoniera è il più “distratto” della compagine, allora i risultati sono quelli che vediamo quotidianamente in tutti i cantieri.
L’intonaco premiscelato per applicazione meccanica arriva in cantiere già perfettamente miscelato a secco e riduce l’intervento dell’uomo ad azioni puramente automatiche.
Nell’ esecuzione dell’intonaco il secondo strato, ovvero l’arriccio deve essere dato su di un rinzaffo di sufficiente maturazione, quando cioè abbia espresso la maggior parte del ritiro, mentre la finitura deve essere data possibilmente sul corpo ancora fresco, così da creare uno stabile collegamento.
E’ necessaria una accurata bagnatura, per evitare che il laterizio assorba l’acqua di impasto dell’intonaco, con rischio di distacco o con formazione di crepe da ritiro per eccessiva rapidità di asciugatura. Oltre alla bagnatura della parete (indispensabile) sono particolarmente importanti le condizioni ambientali al momento dell’intonacatura: pareti eccessivamente calde, soleggiate o battute dal vento e bassa umidità relativa dell’aria non sono condizioni ideali per eseguire buone intonacature perché il ritiro aumenta sensibilmente al diminuire dell’umidità dell’ ambiente.
Se poi un intonaco, viene tinteggiato prima che abbia completato la sua naturale maturazione e quindi esaurita tutta la fase di ritiro idraulico e di buona parte del ritiro di indurimento, le microcavillature, prevedibili in funzione della natura stessa dell’impasto dell’intonaco, compariranno inevitabilmente sulla superficie tinteggiata.
Quindi riepilogando per creare un buon intonaco e contenere le cavillature è buona norma:
- costruire la muratura con giunti di malta verticali e orizzontali ben costipati, senza vuoti o rientranze rispetto ai blocchi;
- bagnare il muro prima delle operazioni di intonacatura;
- evitare di operare con temperature troppo elevate, vento, umidità ambiente troppo bassa (le condizioni ideali sono quelle comprese fra i 5e i 20 °C);
- realizzare l’intonaco almeno a tre strati;
- consentire la maturazione dello strato di rinzaffo prima di posare l’arriccio e la finitura;
- bagnare l’intonaco per qualche giorno;
- tinteggiare solo a indurimento avvenuto.
Quando si interviene nelle ristrutturazioni la prima cosa da fare è l’eliminazione di tutto l’intonaco deteriorato.
Le suddette cavillature sono fessurazioni che col tempo allargandosi favoriscono l’infiltrazione di acqua e smog con il conseguente deterioramento della superficie e possibile danno alla struttura.
Per il recupero degli intonaci danneggiati si procede nel seguente modo:
- Asportare tutte le parti ammalorate e incoerenti;
- Effettuare una buona pulizia;
- Riempire i vuoti che si sono creati con malte adatte;
- Rasare. Tale operazione serve per il livellamento della parete in modo più uniforme possibile e viene fatta con malte specifiche a base cementizia o calce o gesso.
In questa fase, se necessario si inserisce una rete porta intonaco e poi una seconda mano di rasante; - Consolidamento della superficie, effettuato con fissativi o primer, che hanno la
funzione di compattare la superficie della parete dando alla stessa la porosità
ottimale per garantire la miglior adesione del prodotto finale, costituito dalla tinta
scelta.
Nei prodotti a base di calce è bene ricordare che basta semplicemente bagnare il supporto al fine di evitare un rapido assorbimento dell’acqua contenuta nell’impasto da parte del supporto impedendo così la reazione di idratazione della calce. Invece nei prodotti a base di silicati o di resine(viniliche, acriliche e siliconiche) è fondamentale l’uso del fissativo.
Nei prodotti a base di silicati serve ad innescare la silicatizzazione che permette l’adesione del prodotto colorato di finitura al supporto, nei prodotti a base di resine viniliche e acriliche serve per uniformare gli assorbimenti del supporto, nei prodotti a base di resine siliconiche serve per migliorare l’effetto di impermeabilizzazione.
Per il recupero di intonaci con cavillature più consistenti o crepe più o meno profonde esistono anche i prodotti elastomerici che consentono una ottimale conservazione nel tempo essendo altamente idrorepellenti.
La principale caratteristica distintiva del film elastomerico è la ottima elasticità e quindi la resistenza alle sollecitazioni termiche e statiche del supporto.
Spesso questi prodotti vengono utilizzati per il sistema di rivestimento “a cappotto”